Discorso contro la pena di morte, 30 maggio 1791
Ascoltate la voce della giustizia e della ragione; essa grida che mai il giudizio dell’uomo è tanto certo da far sì che la società possa dare la morte a un uomo condannato da altri uomini soggetti a sbagliare. Provate a immaginarvi il più perfetto ordinamento giudiziario; provate a trovare i giudici più onesti e più illuminati, resterà sempre un margine di errore o di prevenzione. Perché togliervi la possibilità di ripararli? Perché condannarvi all’impossibilità di soccorrere l’innocenza oppressa? Che importanza hanno questi rimpianti sterili, questi rimedi illusori che concedete a un’ombra vana, a cenere insensibile: non sono altro che la triste testimonianza della temerarietà incivile delle vostre leggi penali. Togliete all’uomo la possibilità di espiare il suo peccato col pentimento o col compiere azioni virtuose, precludergli senza pietà il ritorno alla virtù, alla stima di se stesso, affrettarsi a farlo, per così dire, scendere nella tomba ancora marchiato del suo crimine, rappresenta ai miei occhi la più orrenda raffinatezza della crudeltà.
Il primo dovere di un Legislatore è di forgiare e conservare i costumi pubblici, fonte di ogni libertà, di ogni benessere sociale; egli commette l’errore più grossolano e funesto, per arrivare a uno scopo particolare, si allontana da quello generale ed essenziale. Bisogna dunque che la legge rappresenti sempre per i popoli il modello più puro della giustizia e della ragione. Se le leggi, invece di caratterizzarsi per un’efficace, calma, moderata severità, offrono il destro alla collera e alla vendetta, se fanno scorrere sangue che dovrebbero invece risparmiare e che comunque non hanno il diritto di spargere, se offrono allo sguardo del popolo scene crudeli e cadaveri straziati dalle torture, allora esse confondono nella mente dei cittadini il concetto del giusto e dell’ingiusto e fanno nascere in seno alla società feroci pregiudizi che a loro volta ne producono altri. L’uomo non è più per l’uomo una cosa così sacra; si ha un concetto meno alto della dignità umana quando la pubblica autorità si fa gioco della vita. L’idea dell’assassinio ispira molto meno orrore quando è la stessa legge a darne spettacolo ed esempio; l’orrore del crimine diminuisce poiché essa lo punisce con un altro crimine. State molto attenti a non confondere l’efficacia delle pene con l’eccesso di severità: l’una è assolutamente l’opposto dell’altra. Tutto è fecondo nelle leggi equilibrate, tutto cospira contro leggi crudeli.
Ascoltate.
Ascoltate la voce della giustizia e della ragione;
essa grida che mai il giudizio umano è tanto certo da far sì che la società possa
dare la morte a un uomo condannato da altri uomini soggetti all’errore.
Provate a immaginare il più perfetto ordinamento giudiziario;
provate a trovare i giudici più onesti e più illuminati,
resterà pur sempre un margine di errore o di preconcetto.
Perché togliervi la possibilità di ripararli?
Perché condannarvi all’impossibilità di soccorrere l’innocenza oppressa?
Togliere all’uomo la possibilità di espiare la sua colpa col pentimento
o col compiere azioni virtuose,
precludergli senza pietà il ritorno alla virtù, alla stima di se stesso,
affrettarsi a farlo scendere nella tomba ancora marchiato del suo crimine,
questa è la più orrenda e raffinata delle crudeltà.
Il primo dovere di un Legislatore è di forgiare e conservare i costumi pubblici,
fonte di ogni libertà, di ogni benessere sociale;
egli commette l’errore più grossolano e funesto se,
per arrivare a uno scopo particolare,
si allontana da quello generale ed essenziale.
Bisogna dunque che la legge rappresenti sempre per i popoli il modello più puro della giustizia e della ragione.
Se le leggi,
invece di caratterizzarsi per un’efficace, calma, moderata severità,
si mettono dalla parte della collera e della vendetta,
se fanno scorrere sangue che dovrebbero invece risparmiare,
e che comunque non hanno il diritto di spargere,
se offrono allo sguardo del popolo scene crudeli e cadaveri straziati dalle torture,
allora esse confondono nella mente dei cittadini il concetto del giusto e dell’ingiusto
e fanno nascere, nella società, feroci pregiudizi che a loro volta ne producono altri.
L’uomo non è più per l’uomo una cosa così sacra;
si ha un concetto meno alto della dignità umana quando la pubblica autorità si fa gioco della vita.
L’idea dell’assassinio ispira molto meno ribrezzo quando è la stessa legge a darne spettacolo ed esempio;
l’orrore del crimine diminuisce poiché essa lo punisce con un altro crimine.
State molto attenti a non confondere l’efficacia delle pene con l’eccesso di severità:
l’una è assolutamente l’opposto dell’altra.
Tutto è fecondo nelle leggi equilibrate, tutto cospira contro leggi crudeli.
Per questo vi chiedo di abrogare la pena di morte
Maximilien Robespierre: discorso alla Convenzione, 30 maggio 1791